Mesetas: l’importanza della pazienza e del silenzio
Il tragitto delle mesetas per me è stato il più semplice, grazie alla quasi inesistenza di saliscendi nelle tappe, ma soprattutto grazie alla compagnia. Le tappe tra Burgos e Leon mi hanno fatto scivolare in una nuova fase del cammino. Come vi dicevo nello scorso post, già da tanto avevo cominciato a camminare con qualcuno a fianco. Questo qualcuno talvolta si è chiamato Paolo o Andrea, Mattia o Giuseppe o Vittorio. Questo qualcuno ha saputo riempire i miei silenzi e mi è stato di conforto quando “oh, ma non si arriva mai!!!”. Le mesetas insegnano ad aver pazienza, a farsi anche deludere dal percorso perchè la tappa sembra essere infinita. Un deserto dai colori mozzafiato da cui devi trarre la forza per proseguire. Ma a cosa ci si può appoggiare lungo questo altopiano infinito? Alle canzoni (anche sconce) cantate con qualcuno, alle chiacchiere o alle preghiere. Ai capi verdi, al cielo terso o a un temporale improvviso. Alla pazienza, al silenzio e alla nostra testa dura che ci spinge ad arrivare alla meta, almeno per quel giorno.La doppia faccia delle mesetas
Avendo percorso tutto il Cammino, posso dire che le mesetas mi hanno incantato per la loro vastità. La visione degli immensi campi di grano verdi (era maggio) che danzavano al vento mi emoziona ancora. Se però siete delle persone a cui danno noia questi luoghi tutti pianeggianti, questi altopiani saranno una bella sfida per voi.
Non nascondo che questo tratto di Cammino mi spaventava proprio per il fatto che è una zona desertica e non si incontrano tante persone. Tuttavia bisogna trarre sempre il meglio da ogni situazione e aggrapparsi a ciò che si ama di più: panorama, compagnia o silenzio che sia. Lasciatevi guidare dal percorso stesso e andate secondo il flusso. Il Cammino dà tanto a chi ha il cuore aperto, anche nel deserto.
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4 Commenti
Ciao, sono tornato ieri dopo aver fatto il tratto da Logrono a Leon, mesetas comprese quindi … le ho percorse da solo, accompagnato unicamente dal color oro delle messi, dall’azzurro del cielo e dal silenzio assoluto … non ho tempo e spazio per dilungarmi, ma le sensazioni ed emozioni vissute sono state qualcosa di unico ed irripetibile che porterò sempre dentro di me.
Quanto ti capisco Mauro! Non hai un’idea della nostalgia che sto provando a sentire dei vostri racconti 🙂 spero davvero un giorno di poter tornare sul cammino e ripercorrere le mesetas <3
Ti mando un bacione e... Ultreya!
Era il 24 aprile 2019 giornata uggiosa e piovosa come la precedente un forte vento da Owest mi sferzava il volto ,poi di li a poco acqua e una grandine molto fine la temperatura si stava abbassando verso lo zero ero solo la mattina era appena iniziata comincio a Nevicare dei grandi fiocchi di neve in pochi minuti ricoprirono l’intera distesa mi stavo congelando sotto il mio impermeabile keyway , cominciai a preoccuparmi le mani si erano fatte blu il freddo insopportabile cominciai a sentirmi male, fu allora che scorsi in lontananza una croce in terra in mezzo alla neve che cominciava a diventare alta, sto morendo ho le allucinazioni……. ma mano a mano che avanzavo con grande fatica il mio zaino sempre più pesante mi resi conto che era un campanile!!! Hontanas , la salvezza! Questa è stata la mia esperienza nelle mesetas. Allucinante. (Gaggiottini Manfredo; San J.PdP 10 Aprile – Santiago 15 Maggio 2019)