La depressione dopo il Cammino di Santiago: perché siamo più malinconici e nostalgici una volta tornati alla vita normale?
Spesso si parla di quanto sia bello essere sul Cammino di Santiago o della gioia del camminare, ma non ho ancora letto di nessuno che racconta del “dopo”.
La depressione dopo il Cammino di Santiago
Arrivata a Santiago il 10 Giugno 2016, ero finalmente giunta alla meta del mio viaggio. Ho assorbito tutta la bellezza della città e mi sono fermata per un giorno a Santiago per poterne godere pienamente. La mattina del 12 giugno però ero già su un volo diretto a casa, inconsapevole dei giorni “strani” che avrei dovuto passare.Perché essere depressi dopo il Cammino?
Tra le cose che mi sono sentita dire una volta ritornata a casa dal Cammino, la più strana è stata “ti vedo più triste“. Dopo una, due, tre persone che me lo dicevano ho cominciato a farmi qualche domanda. Ero davvero più triste rispetto a quando ero partita? La risposta è stata affermativa, ma i motivi sono vari. Partiamo perciò dal motivo scientifico. Basta cercare su Google “perché camminare fa bene” per avere un ampio spettro dei motivi per cui le passeggiate, il trekking e le escursioni sono benèfici per noi. Camminare aiuta tutto il nostro corpo a sentirsi meglio, più felice, abbassando anche i livelli di stress. Avendo una media di 23-25km giornalieri, una volta tornata a casa non solo mi facevano male tutti i muscoli che si dovevano riabituare a un nuovo stile di vita, ma non avevo più la valvola di sfogo del Cammino. Tornare alle vecchie abitudini, attive sì, ma sedentarie è stato difficile soprattutto all’inizio. Dover stare seduta a scrivere o sopportare mail non proprio simpatiche da parte di taluni clienti non è stato il massimo, ma alla fine, superato lo scoglio iniziale, il mio comportamento a lavoro è nettamente migliorato.Cosa mi è mancato di più dopo il Cammino
Necessità di camminare a parte, la cosa che mi è mancata maggiormente una volta a casa è stata proprio la dimensione del cammino: le persone che incontravo giorno dopo giorno, i paesaggi che mi riempivano il cuore e i polmoni dopo una salita e il silenzio che mi abbracciava la mattina appena cominciavo a camminare. I primi giorni a casa non erano rari i momenti in cui mi si stringeva il cuore pensando ai miei amici del Cammino: cosa stavano facendo? Chissà se anche adesso Carlo sta bevendo il vino? Anacleto sta fotografando? Mattia è già arrivato a Finisterre? L’assenza di quei compagni di viaggio che per un mese sono stati la mia famiglia si è fatta senz’altro sentire, e con essa lo shock delle “cose“. Mi spiego meglio. Sul Cammino sei abituata ad avere tutto ciò di cui hai bisogno sulle spalle, nel tuo zaino. Nessuna valigia, nessun Airbnb dove lasciare i tuoi bagagli: la tua mocilla (zaino) è la tua casa. Al mio ritorno trovarmi davanti l’armadio pieno di vestiti, la scrivania piena di scartoffie e cose e la camera piena di roba è stato quasi soffocante. Se sul Cammino avevo veramente poco e quel poco mi bastava, perché a casa avevo così tanto? All’inizio infatti mi sono sentita così schiacciata da tutti quei vestiti, libri, fogli e ammennicoli che è stata necessaria un’operazione di riordino selvaggio.La profonda felicità dopo il Cammino di Santiago
Se in un primo momento il ritorno a casa può essere traumatizzante e i momenti di sconforto sono all’ordine del giorno, poco a poco tutto si evolve. Quella tristezza dei primi dì si trasforma in nostalgia che di tanto in tanto prende e ti fa provare una dolcezza sconfinata, ricordando il pellegrinaggio. La vecchie foto delle città visitate e dei volti che ci hanno fatto sorridere sono una carezza affettuosa dal passato. Quella depressione post Cammino col passare dei giorni si trasforma in un bellissimo tipo di felicità fatto di mille sfaccettature, a cui poter attingere nei momenti un po’ più grigi. Ecco perché non vedo l’ora di tornare a camminare ❤️[learn_press_profile]